Unitamente è stato pubblicato il testo del decreto-legge del 16 febbraio 2023 n. 11, coordinato con la legge di conversione 11 aprile 2023, n. 38.
Il testo coordinato è stato redatto dal Ministero della giustizia allo scopo di agevolare la comprensione sia delle norme del decreto-legge come integrate e modificate dalla legge di conversione, che di quelle richiamate nel decreto e riprese nelle note. In ogni caso, il valore e l’efficacia dei singoli atti legislativi restano invariati.
Il testo rappresenta una riforma organica che mira a incentivare la quotazione delle società e a diffondere l’azionariato della Borsa italiana.
L’obiettivo del Ddl Capitali è quello di sostenere le imprese che desiderano crescere e aumentare la loro competitività attraverso il ricorso al mercato dei capitali.
Al fine di raggiungere tale scopo, il Ddl Capitali prevede alcune importanti modifiche alle procedure di ammissione alla negoziazione, riducendo gli oneri a carico delle aziende che intendono quotarsi e ampliando la definizione di “Piccole e Medie Imprese” emittenti azioni quotate, innalzando il tetto della capitalizzazione massima da 500 milioni a un miliardo di euro.
Il disegno di legge riforma anche la disciplina degli emittenti di strumenti finanziari diffusi e modifica le regole in tema di responsabilità del collocatore e di offerta fuori sede.
In materia di redazione del bilancio, si prevede la possibilità per le società aventi azioni su sistemi multilaterali di negoziazione di adottare i principi contabili internazionali.
Per agevolare la partecipazione degli investitori istituzionali nei mercati regolamentati, la qualifica di investitore professionale di diritto privato viene estesa anche agli enti previdenziali privati e privatizzati. Inoltre, viene estesa la possibilità di accedere allo strumento “Patrimonio rilancio” di Cassa Depositi e Prestiti alle società nate da fusioni o scissioni ma con bilanci certificati e alle imprese che non hanno subito sanzioni o sentenze di condanna.
Infine, il Ddl Capitali introduce norme innovative riguardanti lo svolgimento delle assemblee di società per azioni quotate, l’esercizio dei diritti di voto plurimo e il flottante.
Il Documento delinea i tre principali obiettivi programmatici della politica economica e di bilancio del Governo per il medio termine:
  1. la rinuncia graduale ad alcune delle misure straordinarie di politica fiscale attuate negli scorsi tre anni e l’individuazione di nuovi interventi a sostegno dei soggetti più vulnerabili e per il rilancio dell’economia;
  2. la riduzione graduale, ma in misura sostenuta nel tempo, del deficit e del debito della pubblica amministrazione in rapporto al prodotto interno lordo (PIL). Il Governo conferma gli obiettivi di indebitamento netto in rapporto al PIL già dichiarati a novembre nel Documento Programmatico di Bilancio (DPB), ossia 4,5% quest’anno, 3,7% nel 2024 e 3,0% nel 2025. L’obiettivo per il 2026 viene posto pari al 2,5%;
  3. il sostegno alla ripresa dell’economia italiana, volto a conseguire tassi di crescita del PIL e del benessere economico dei cittadini più elevati di quelli registrati nei due decenni scorsi.
Nel breve termine, si opererà per sostenere la ripartenza della crescita segnalata dagli ultimi dati, nonché per il contenimento dell’inflazione.
Il mantenimento dell’obiettivo di deficit esistente (4,5%) permetterà di introdurre, con un provvedimento di prossima adozione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sul periodo maggio-dicembre di quest’anno. Ciò sosterrà il potere d’acquisto delle famiglie e contribuirà alla moderazione della crescita salariale. Unitamente ad analoghe misure contenute nella legge di bilancio, questa decisione testimonia l’attenzione del Governo alla tutela del potere d’acquisto dei lavoratori e, al contempo, alla moderazione salariale per prevenire una pericolosa spirale salari-prezzi. Anche per il 2024, le proiezioni di finanza pubblica mostrano che, dato un deficit tendenziale del 3,5%, il mantenimento dell’obiettivo del 3,7% del PIL creerà uno “spazio di bilancio” di circa 0,2 punti di PIL, che sarà destinato al Fondo per la riduzione della pressione fiscale, al finanziamento delle cosiddette “politiche invariate” a partire dal 2024 e alla continuazione del taglio della pressione fiscale nel 2025-2026, e concorrerà a una significativa revisione della spesa pubblica e a una maggiore intesa tra fisco e contribuente.
In tale contesto, le previsioni di crescita del PIL del DEF sono le più prudenti, intente all’elaborazione di proiezioni di bilancio ispirate a cautela e affidabilità. Nello scenario tendenziale a legislazione vigente, il PIL è previsto crescere in termini reali dello 0,9% nel 2023 (dato rivisto al rialzo in confronto al Documento programmatico di bilancio (DPB) di novembre, in cui la crescita del 2023 era cifrata in uno 0,6%) e quindi all’1,4% nel 2024, all’1,3% nel 2025 e all’1,1% nel 2026.
Grazie alle nuove misure fiscali per il 2023 e 2024 delineate, la crescita del PIL nello scenario programmatico è prevista pari all’1,0% quest’anno e all’1,5% nel 2024.
Viene inoltre riportata una tabella contenente la rappresentazione dei principali indicatori di finanza pubblica.